Nota introduttiva
Questo articolo è la seconda parte della Serie Milizie, la cui prima parte la potete trovare qui
Auguri di Pasqua a tutti i combattenti ortodossi russi che in questa guerra combattono per la Santa Ortodossia contro i sionisti NATO, i separatisti ucraini neo-bolscevichi e l’Internazionale atlantista anticristiana.
Ci congratuliamo in particolare con i nostri amici della Legione Imperiale che, ispirati dall’ideologia dello zarismo russo, dal 2014 si sono schierati non solo nella battaglia della terra russa, ma anche di tutta l’Ortodossia e della vera Europa.
Il post augurale su TG del gruppo ultranazionalista vetero-ortodosso serbo Akcija, alleato del RIM
Dal testo emergono i precetti ideologici condivisi da entrambi i movimenti
1. Introduzione
Uno dei cavalli di battaglia della propaganda putinista, tra il 2014 ed il 2022 è stato la martellante accusa di nazismo rivolta al governo di Kyiv, ai suoi apparati e ad una parte, almeno, della popolazione ucraina, in particolare delle regioni occidentali.
Tale accusa ha fornito la base motivazionale dell’invasione, con la “denazificazione” assurta ad obiettivo primario del Cremlino nonché condizione esistenziale per la sicurezza della Russia.
Si è trattato ovviamente di un espediente retorico-propagandistico nella sua forma più classica, centrato sulla demonizzazione del nemico mediante la più infamante delle accuse: che oltretutto richiamava antiche memorie e riflessi da grande guerra patriottica, vittoriosa contro un nemico assoluto sconfitto ma non domo e quindi pronto nuovamente a colpire.
C’era dunque materiale immaginifico sufficiente a creare una narrativa in grado di infiammare i fans ed a sedurre porzioni di audience.
Anche se forse inferiore alle attese l’espediente ebbe un discreto successo: per un pubblico generalista, poco avvezzo ad approfondire, non era facile infatti individuare i punti deboli di una narrativa basata quasi esclusivamente sull’immaginario collettivo né percepirne le contraddizioni: tra queste il fatto che Mosca avesse per anni utilizzato nella sua sporca guerra in Donbas diverse milizie naziste e criptonaziste, come quelle di cui ideologicamente inorridiva, ma solo se ad usarle erano gli altri.
È di una di queste milizie che andremo ora ad occuparci.
2. Il RIM. Origini della specie
Di cosa parliamo esattamente?
Di un movimento politico ultrareazionario, il RIM (Russian Imperial Movement) e del suo braccio paramilitare RIL (Russian Imperial Legion), ovvero qualcosa di paragonabile al rapporto politico-combattentistico esistente all’epoca tra lo NSDAP e le SA, e tra il PNF e le camicie nere.
Ed infatti è lo stesso RIM ad autodefinirsi “imperialista, ultra-reazionario, ortodosso, fascista, anti-liberale ed anti-comunista”: caratteristiche che lo rendono parte dell’arcipelago suprematista WSE (White Supremacist Extremists) ed in quanto tale designato come entità terroristica globale (SDGT) dai governi americano e canadese (2020 e 2021).
Non a caso il leader del gruppo Stanislav Vorobyev durante un incontro con i sodali norvegesi del Nordic Resistance Movement non ebbe problemi a manifestare il proprio antisemitismo, parlando di “cabala globale” e rivolgendo invettive contro “gli oligarchi ebrei in Ucraina” ed in Russia, tra cui il “sefardita Abramovich”.
Oltre a ciò, il RIM è dichiaratamente fautore dell’autocrazia religiosa, quindi di un regime basato sul binomio zar-patriarcato: cosa che lo rende molto simile al movimento serbo ZBOR di Dimitrije Ljotic, considerato tra i più attivi (ed efficienti) gruppi collaborazionisti del Reich durante la WW2. Non per nulla tra gli alleati internazionali del RIM vi sono i serbi di Akcija, movimento radicale basato sull’ideologia di Ljotic. Non solo: nel pantheon del RIM affiora anche Dragoljub Draza Mihailovic, leader cetnico serbo, nonché Andrej Vlasov comandante della ROA russa, entrambi considerati collaborazionisti della Wehrmacht nella WW2 (1).
Tutto questo dovrebbe essere una palese contraddizione per un regime come quello di Putin così affezionato al 9 maggio ed alla Grande Guerra Patriottica: eppure, nonostante ciò (o forse proprio a causa di ciò) il RIM ha sempre goduto in Russia di una notevole libertà d’azione, nella misura in cui non ha mai ostacolato nella pratica ma anzi favorito la politica del regime: come ad esempio sull’invasione ucraina, apertamente supportata dal RIM, come da dichiarazioni del suo fondatore Denis Gariyev rilasciata il 24/2/22 attraverso Telegram: “noi ovviamente sosteniamo la liquidazione dell’entità separatista che porta il nome di Ucraina”.
Cosa importante: la benevole tolleranza del Cremlino verso il RIM non è mai dipesa dalle difficoltà incontrate in Ucraina fin dai tempi del Donbas e quindi dalla necessità di unire tutte le forze disponibili contro un nemico comune, bensì da scelta precisa collegata ai principi della guerra ibrida e quindi dalla necessità di condurre la propria sporca guerra senza ufficialmente comparire.
È per tale ragione infatti che il RIM fece la sua comparsa nel Donbas fin dall’aprile-maggio 2014.
3. RIM/RIL in Crimea e Donbas, 2014-15
Secondo quanto riportato nella loro pagina web, ora non più disponibile, il RIM venne fondato nel 2002 dalle ceneri di un precedente gruppuscolo denominato Partito Monarchico Panrusso, a sua volta parte del più ampio Russian National Salvation Front, accozzaglia sincretista rossobrunista, messa al bando da Eltsin nel 1994.
Nella sua forma di RIM i due fondatori furono i sopracitati Stanislav Anatoloyevich Vorobyev (leader del RIM) e Denis Valliullovich Gariyev (comandante del RIL): il primo, ultraortodosso, reazionario e radicalmente ideologico, noto per le sue esternazioni contro la mancata annessione del Donbas nel 2014-22, si colloca sulle stesse posizioni di Igor Girkin e degli altri turbopatrioti, come Vladimir Kvachkov ex-colonnello del GRU, sostenitore della guerra totale contro l’Ucraina, di cui sollecita la completa distruzione, compresa la cattura di Kyiv.
Quanto a Gariyev rappresenta la parte militare del movimento, di cui gestisce le attività, in particolare dei due campi addestrativi nella regione di San Pietroburgo.
Così come altre organizzazioni estremiste anche il RIM prese parte all’insurrezione nel Donbass dell’estate 2014, vista come una opportunità per ripristinare la vecchia egemonia russa sul mondo post-sovietico, nel loro caso propedeutica alla rinascita del vecchio impero zarista.
Nel febbraio 2014 miliziani del RIM avrebbero preso parte agli eventi di Maidan supportando in qualche modo le componenti filorusse, cosi come alla fase successiva dell’annessione della Crimea, contribuendo all’organizzazione degli elementi separatisti a Sebastopoli e Sinferopoli.
Dopodiché, da maggio, il RIM portò a termine i preparativi per l’accoglienza di volontari per il Donbas da addestrare nei suoi campi “Partizan” di San Pietroburgo. Nasceva in tale fase l’ala combattente del RIM, ovvero la RIL, Russian Imperial Legion.
Nella fattispecie, secondo quanto affermato in seguito da Alexander Zhuchkovsky, sodale di Girkin e Pavel Gubarev ed autore del libro 85 Days in Slavyansk (2), nonché uno dei primi miliziani russi ad arrivare in Donbas già il 18 maggio 2014, furono fatti pervenire ai separatisti alcuni mezzi blindati attraverso una raccolta fondi organizzata dal RIM, mentre almeno una ventina di nuclei combattenti sarebbero stati addestrati nel campo “Partizan” di Olgino presso San Pietroburgo ed inviati in Donbas nel giro di poche settimane; si trattava di gruppi legionari RIL di consistenza variabile, tra i 10 e fino ai 30 uomini. Uno di tali gruppi sarebbe stato poi posto sotto contratto dal MoD e quindi inserito in Wagner o Rusich. (3)
Complessivamente, all’apice del suo impegno, il RIM avrebbe avuto in Donbas circa 300 miliziani armati RIL, subordinati a Girkin ed a quanto pare apprezzati dal medesimo.
I gruppi volontari RIL sarebbero stati utilizzati principalmente negli ultimi combattimenti di Slovjansk (giugno/luglio 2014) ed in quelli di Debalceve (febbraio 2015) subendo circa una dozzina di perdite; durante questa seconda fase, coincisa con il richiamo in Russia di Girkin (ottobre 2014) i reparti RIM rimasero aggregati alla brigata Prizrak di Alexey Mozgovoi (della LPR) fino al gennaio 2016, allorché ne venne deciso il rientro a San Pietroburgo.
Sulle cause del ritiro vi sono due versioni: la prima è quella espressa da Vorobyev circa la delusione nel vedere l’insurrezione addomesticata e riportata nell’alveo “degli interessi degli oligarchi russi e ucraini”.
La seconda, riconducibile alla prima, è la decisione di Mosca di portare sotto il proprio pieno controllo le autorità delle due repubbliche separatiste e relative milizie: decisione applicata dall’agosto 2014, quando cominciarono ad affluire in Donbas truppe regolari russe, seppure prive di insegne.
A prescindere dalle sfumature, la presenza in Donbas di milizie riconducibili al RIL si sarebbe conclusa verso la fine del 2015, salvo eventuali elementi che individualmente si fossero uniti ad altri reparti.
4. Intermezzo
Dopo il ritiro dal Donbas ed il rientro a San Pietroburgo, la RIM mantenne contatti sia con Rusich che con ENOT, i due gruppi paramilitari neonazisti con cui aveva condiviso le armi nel Donbas.
Risulta ad esempio la partecipazione di istruttori del RIM ad un campo premilitare organizzato da ENOT nei pressi di Mosca nel settembre 2015, cui avrebbero presero parte 300 ragazzini di 13/14 anni. Tra gli istruttori anche i caporioni di Rusich, Alexey Milchakov e Jan Petrovsky
Il campo ebbe il patrocinio Alexandr Borodai, eminenza grigia dell’estremismo politico russo e sodale di Girkin e dell’oligarca Malofeev.
Borodai, che poi approderà alla Duma come fedelissimo di Putin, era stato primo ministro autoproclamato della cosiddetta repubblica di Donetsk dal 16 maggio al 7 agosto, ovvero durante la fase movimentista più apprezzata dalle milizie.
Corsi paramilitari furono altresì organizzati dallo stesso RIM nei propri campi di San Pietroburgo, frequentati da gruppetti di estremisti provenienti da diverse parti d’Europa, tra cui polacchi e svedesi: due di questi, membri del Nordic Resistance Movement avrebbero poi perpetrato attacchi con bombe a centri immigrati A Goteborg nel corso del 2016-17.
Durante tale periodo venne però disattivata la RIL, sia perché venuto meno l’impegno combattentistico, sia per evitare noie con le autorità russe sulla questione PMC: tollerate dal regime quando utili, molto meno se ingombranti.
Secondo le testimonianze di Vorobyev rilasciate ad Anna Kruglova, ricercatrice di ICCT, negli anni fino al 2021 la sede del RIM sarebbe stata perquisita più volte dall’FSB, i contatti social monitorati e censurati e diversi membri posti sotto accuse di vario tipo. Il tutto come probabile intimidazione ma senza mai sferrare un colpo mortale al movimento, evidentemente ritenuto potenzialmente utile ma da tenere al guinzaglio.
Ma come si posiziona esattamente il RIM nei confronti di Putin?
Il rapporto è riassumibile in questa frase, tratta dal canale TG del RIM del 31/8/22:
“Ci aspettiamo grandi cose da lei, signor Presidente! Dimostralo e ti seguiremo attraverso il fuoco e l’acciaio! Ma non osare deluderci! Non hai il diritto di farlo!“
Da un lato vi sono dunque dei punti di convergenza:
🔹uno su tutti la visione di una Russia dominante sull’intero Russkiy Mir e la sacra alleanza con il Patriarcato di Mosca quale secondo componente della Triade di Uvarov. Da qui l’appoggio incondizionato alle operazioni contro l’Ucraina, considerata eretica e secessionista nonché indegna di propria identità statuale. In altre parole, per il RIM gli ucraini non sono altro che russi secolarizzati e convinti a rinnegare le proprie origini da una secolare propaganda etnonazionale introdotta dall’esterno, innanzitutto quella bolscevica.
Così dal canale TG del RIM 21/3/22:
“Il territorio dell’Ucraina è originariamente territorio russo, ora purtroppo occupato da molti degenerati, ahimè, geneticamente russi, ma mentalmente animali. Si verificò una mutazione così terribile che i russi diventarono maiali umanoidi. E a Dio piacendo, cureremo, o almeno libereremo dalla loro oppressione quelle persone che ancora si sentono e si riconoscono russe. Questa è la nostra santa missione, questo è il significato della nostra guerra.”
🔹Molto simile è anche l’approccio conflittuale verso l’Occidente “degenerato”, “ateo-materialista” e “decadente” e da questo punto di vista il RIM condivide l’ammirazione di Putin verso Ivan Iljn, il filosofo della “nazione russa”.
🔹In comune c’è poi la concezione autoritarista e militarizzata della società russa ed il rigetto di ogni forma di liberalismo, secolarismo e cosiddetta “decadenza dei costumi” di importazione occidentale.
🔹Condivisa da ambedue, la profonda avversione verso la NATO e le istituzioni sovranazionali a trazione liberal-capitalistica.
🔹Infine, sia il RIM sia Putin aborriscono Lenin, considerato il distruttore dell’unità nazionale russa. Anche per questo ambedue vedono l’Ucraina come una entità artificiale priva di basi storiche.
Dall’altro lato vi sono delle differenze anche notevoli.
🔹In primo luogo il RIM non riconosce legittimità ai leaders e sistemi succedutisi in Russia dopo il 1917, compreso quindi Putin, e considera i Romanov gli unici titolati a governare “le russie”. Significativo il fatto che nei messaggi del RIM su TG Putin venga sprezzantemente chiamato “multiplayer” (mногоходовочникомe) nonché “pensionato circondato da idioti, stronzi e prostitute” (пенсионер, окруженный идиоты, пиздаболы и проститутки), che Shoigu, il buriato, venga schernito come “pastore di renne” (оленевод) e che la leadership putinista nel suo complesso venga bollata come “governo codardo di merda” (малодушное обосравшееся правительство)
🔹Secondariamente il RIM aborrisce il comunismo ed è quindi radicalmente ostile a qualsiasi riabilitazione di Stalin e del passato sovietico considerato una sorta di eresia morale se non “demoniaco”. Per tale motivo mentre Putin considera il crollo dell’URSS come la più grande tragedia del XX° secolo, il MIR vede nella caduta dei Romanov una “catastrofe nazionale” e nell’URSS un regime genocida russofobico.
Oltre a ciò il RIM critica aspramente la scelta di Putin di ricorrere, come collante identitario, all’eredità sovietica della Grande Guerra Patriottica anziché all’idea “nazionale russa“, come schema ideologico della guerra contro l’Ucraina. Questo, ad esempio, è quanto si legge sul canale TG del RIM il 10/5/22:
“La Federazione Russa non è la Russia. Questo è un frammento del satanico regime sovietico che ha compiuto un mostruoso genocidio contro il popolo russo nel XX secolo. Dobbiamo ricordarlo sempre. Il nemico del nostro nemico non è necessariamente nostro amico.”
🔹In terzo luogo il RIM giudica completamente corrotto ed amorale il regime di clientele e camarille che ruota attorno a Putin, in particolare la casta degli oligarchi, ritenuti predatori di derivazione capitalistisca.
🔹Infine nella sua visione panrussista della società il RIM si oppone alla concezione eurasista di derivazione duginiana, che invece è uno dei pilastri del putinismo: e questo per via dell’approccio sincretista tra le religioni della Russia storica, fondamentale nell’eurasiatismo ma antipodico alla primazia dell’ortodossia rivendicata dal RIM. In questo senso Dugin viene considerato dal RIM un compagno di viaggio in chiave antiatlantista, ma da accantonare al momento opportuno.
Lo stesso vale per il discorso etnico, con il RIM ostile agli autonomismi locali come quello ceceno oppure quello baschiro, considerati lesivi del suprematismo russo, nonché pericolosi per via dell’autorizzazione di Mosca al reclutamento locale di battaglioni nazionali. Ed infatti, sempre su TG:
“Nel corso dei prossimi 50 anni, la Russia dovrà diventare uno stato supermilitarizzato con una pronunciata dominante culturale russa, e la famiglia e la fertilità non dovranno essere solo un progetto nazionale, ma un’idea fissa. Anche la sostituzione della popolazione [russa NdA] con popolazioni dell’Asia centrale dovrà essere abbandonata”.
Da qui il rapporto ambiguo del RIM con il regime di Putin, non dissimile da quello malmostoso di Girkin, anche lui non a caso fervente zarista ortodosso nonché suprematista (anche razziale) del russismo e più volte citato dal RIM come esempio di “patriota”.
5. Ritorno in Ucraina
Nonostante la frustrazione per mancata annessione del Donbas nel 2014, vissuta come un tradimento da parte del Cremlino, l’invasione dell’Ucraina vide nuovamente il RIM sul piede di guerra con conseguente riattivazione della RIL.
L’8 marzo 2022 il canale TG del centro Partizan diede avvio al reclutamento volontari per l’Ucraina. Contemporaneamente, dal canale del RIM si levano accuse contro la leadership in merito all’impreparazione dell’esercito russo:
“La colpa di ciò è esclusivamente della leadership del Ministero della Difesa, dello Stato Maggiore Generale e del complesso Militare-Industriale, che hanno inscenato un circo con prodigi nucleari e infinite campagne di pubbliche relazioni invece di modernizzare le forze convenzionali.”
Tutto questo avveniva mentre dal canale TG del RIM continuavano ad uscire post estremamente diffidenti e critici nei confronti di Putin considerato una specie di burattino dell’Occidente, accusato di condurre una guerra recitata; riaffiora la parola “tradimento“, come replica da parte di Putin dei fatti del 2014.
Altresì emerge in questa fase anche la matrice antisemita del RIM, con pesanti allusioni all’ebraicità di Zelensky ed alle (presunte) connivenze tra ebrei russi ed ucraini ai danni della nazione russa ortodossa.
L’ingresso in Ucraina non fu immediato e non è ancora chiaro se la mobilitazione dei legionari sia avvenuta su richiesta delle autorità militari russe oppure dietro offerta del RIM.
Sia come sia, i primi elementi sarebbero arrivati a Donetsk attorno al 24 marzo, anche se il canale TG del centro Partizan diede conferma dell’arrivo al fronte della RIL solo il 4 aprile.
Seppure numericamente limitata la presenza della legione in Ucraina venne rapidamente notata dai media. Così tra marzo e aprile The Guardian e Der Spiegel pubblicarono articoli sulla presenza di neonazisti tra i denazificatori, mentre il passaggio del confine ucraino a Vovochansk da parte di Rusich, avvenuto verso i primi di aprile e denunciato dal The Times, sbriciolava definitivamente la narrativa russa della denazificazione.
Il distaccamento RIM, formato da volontari e istruttori del centro Partizan, avrebbe preso quindi parte ai combattimenti di Izyum e Vuhledar nel 2022 e Bakhmut nel 2023 e comunque sembra esclusivamente nell’area del Donbas. Durante uno di questi combattimenti Gariyev venne ferito ed il suo vice, Denis Nekrasov ucciso presso Izyum; altri feriti vi sarebbero stati nel tardo aprile e ne sarebbero seguiti apprezzamenti verso il sistema sanitario russo ma critiche per l’impreparazione generale dei reparti militari combattenti.
Nel giugno 2022 la RIL venne rimpatriata per un periodo di riposo, come riportato nel canale TG della Legione e subito dopo (2 luglio) venne dichiarata una mobilitazione parziale della RIL, a seguito della decisione di aumentare il numero dei legionari, cui il MoD aveva riconosciuto lo status legale di combattenti.
Stando alle fonti disponibili, la RIL sarebbe stata sufficientemente equipaggiata: in parte attraverso consistenti forniture del MoD ed in parte con autofinanziamento e raccolta fondi.
Dopodiché verso i primi di settembre 2022 apparvero su TG le prime dichiarazioni molto critiche verso i comandi ed in generale la leadership, relativamente al modo di condurre la guerra, non dissimili da quelle esposte, allora quasi quotidianamente, da Igor Girkin:
“E questa non è la prima né la seconda volta in cui le tangenti a persone chiave sono state nascoste da una propaganda politica aggressiva e hanno prodotto il risultato opposto a quello previsto. La dottrina militare dovrà essere cambiata completamente.”
E qui riemerge (5/9) l’impianto suprematista dell’ideologia RIM, che subito dopo lascia spazio all’ira furibonda per la ritirata da Izyum (11/9):
“La condizione delle nostre truppe è deprimente. L’odio per il nemico germoglia, ma l’odio per il potere e il comando cresce ancora di più”.
Tra questi malumori si chiuse l’anno 2022, con un prezzo tutto sommato modesto per la RIL, di due morti e sette feriti.
Nel 2023, piuttosto scarse le novità. Reparti del RIL in area Bakhmut e continui corsi addestrativi al centro Partizan. Poi, il 24/6 la presa di posizione: non con Prigozhin né con Shoigu, ma dalla parte dell’esercito: il che voleva dire che RIM/RIL non avrebbe preso parte alla ribellione di Wagner. Che poi anche in questo caso era la posizione di Girkin.
Non solo prima linea però.
La RIM infatti porta avanti raccolte materiali ed alimentari per le famiglie bisognose di San Pietroburgo, Pskov e Novgorod, compresi set scolastici per bambini. Così, mentre il Cremlino spreca miliardi per la sua sporca guerra in Ucraina, gli addetti alla colletta scrivono su TG post come questo:
“sfortunatamente, le famiglie numerose nell’entroterra si trovano in una situazione così terribile che i bambini sono contenti anche della penna o della matita più comuni con un taccuino, per non parlare di tutto il resto”.
6.Conclusioni
Da quanto detto finora si possono trarre un paio di conclusioni.
Il RIM è un movimento ultranazionalista appartenente alla numerosa famiglia delle destre radicali di impianto clerico-fascista, analogo sotto questo aspetto alle guardie di ferro romene di Codreanu, agli “zborasi” serbi di Ljotic, ai rexisti belgi di Degrelle, alle Guardie di Hlinka slovacche, agli ustasha croati. Questo, indipendentemente dal fatto che fossero cattolici oppure ortodossi.
In tal senso se da un lato il RIM presenta inevitabilmente molte affinità con il nazismo tedesco non è tuttavia strettamente sovrapponibile ad esso (a differenza di Rusich), bensì categorizzabile come criptonazista, per via della sua caratterizzazione di movimenti suprematista, antisemita, ultranazionalista, totalitarista ed antiliberista: ragioni che rendono comunque grottesca la propaganda del Cremlino, attuata non solo con metodi ma anche con strumenti non esattamente coerenti con una presunta “denazificazione”.
Da parte del RIM invece rimane la scelta di appoggiare e combattere per un regime considerato, debole, corrotto, irresoluto, traditore e quindi nemico del popolo russo; addirittura manovrato a suo stesso danno dalle élite liberiste russe, ucraine ed euroatlantiste allo scopo di asservire la nazione ed impadronirsi del paese.
Una scelta vista evidentemente non come obiettivo finale bensì come tappa di un percorso a lungo termine che, portando al rientro in Russia di centinaia di migliaia di reduci e dei relativi disagi sociali, darà modo al RIM di inizia una vera e propria rivoluzione nazionale salvifica e rigeneratrice del russismo, che non si perita di rivendicare apertamente:
Note
(1) Nei confronti del Reich la posizione di Mihailovic e di quella parte dei cetnici che obbedivano ai suoi ordini fu molto ambigua, in un complicato gioco di ostilità (1941), neutralità (1942) e pseudo-collaborazione (1943-45). Di certo “Čiča” Draza fu un fervente monarchico e viscerale anticomunista. Non fu un nazista, come non lo fu Vlasov, nonostante la propaganda titina e staliniana abbia cercato di dipingerli come tali.
(2) Zhuchkovsky si trova attualmente sotto sanzioni USA per aver partecipato alle attività terroristiche del RIM, compreso traffico di armi ed equipaggiamenti.
(3) Il centro Partizan si trova ad Olgino a NW di San Pietroburgo e si compone di due are addestrative outdoor comprendente fabbricati abbandonati ed aree di tiro, nonché di un centro comando indoor ospitato presso una scuola militare sportiva a San Pietroburgo. Si veda qui
(4) L’autore dell’invettiva per indicare gli ucraini usa qui il termine dispregiativo “khokhol” (хохол) ovvero “ciuffo”. In alternativa, sempre in maniera sprezzante nel canale del RIM viene utilizzato il termine “okraintsy”, traducibile come “buzzurro di periferia”, al posto di “ukraintsy”.
Nota conclusiva
Sono quattro le serie di articoli attualmente in corso di sviluppo:
- Serie Milizie: due articoli pubblicati. Ultimo questo.
- Serie GRU: cinque articoli pubblicati. Ultimo questo
- Serie Istituzioni: tre articoli pubblicati. Ultimo questo
- Serie Associazioni: quattro articoli pubblicati. Ultimo questo.
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