Nota introduttiva
Questo articolo si inserisce nella “serie GRU”. Le precedenti parti sono queste: Prima, – Seconda, – Terza, – Quarta
PARTE QUINTA
I Legami tra il GRU e la Wagner PMC
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1. Introduzione
Uno degli effetti della proditoria invasione dell’Ucraina, non nefasto in questo caso, è stato l’aver posto per la prima volta sotto i riflettori, al di là degli ambienti specializzati, il ruolo delle PMC russe nel loro complesso e nebuloso rapporto con il Cremlino.
Ad essere protagonista di questa improvvisa notorietà generalista è stata soprattutto la Wagner per via di quel particolare attivismo del suo vulcanico leader, Evgenij Viktorovic Prigozhin, che per 18 mesi è riuscito a monopolizzare la scena mediatica, gratificando soprattutto sè stesso ed inimicandosi molti, fino alle ben note vicende dell’agosto 2023.
Seppure in misura minore, anche alcune altre PMC hanno di riflesso subìto questo non gradito attenzionamento, contribuendo loro malgrado a disvelare un quadro di rapporti ambigui, interessi convergenti e talvolta divergenti, opportunismi reciproci e sopportazioni infide tra Cremlino, militari e le stesse PMC, risalente a quella anomalia originale che, nei primi anni 2000, aveva visto il potere politico, fino a quel momento detentore unico di quello militare in Russia, appaltarne una parte a soggetti privati, senza però chiarire con precisione i termini del rapporto che stava andando a costruire.
Ovviamente, in questo articolo non ripercorreremo la storia di questa relazione altalenante e complessa, ma proveremo solo a tracciare i legami tra il GRU e la Wagner PMC, dai suoi albori nel 2014 fino agli sviluppi conseguenti alla drammatica fine di Prigozhin: forse definitivi ma forse anche no.
2. Diversamente illegali
Partiamo da una certezza: l’Articolo 13.5 della costituzione russa proibisce l’esistenza di associazioni pubbliche volte alla creazione di formazioni armate. Ricadono in questa categoria le società militari private o PMC.
La ragione di fondo è la volontà del Cremlino di mantenere il monopolio sull’uso della forza, correlata all’ossessione dello scenario 1917, ovvero il caos della guerra civile e relativo proliferare di milizie non-statuali.
La proibizione costituzionale, che appare tassativa, in realtà non è tale: infatti, per una lunga serie di ragioni a partire dai primi anni 2000 si è assistito ad un moltiplicarsi di società private del comparto sicurezza in parte configurabili come PMC, formalmente “illegali” ma di fatto tollerate quando non incentivate dal regime: una diffusione andata intensificandosi a partire soprattutto dalla fine del mandato-ombra di Medvedev (2008-12), che l’11/4/12 aveva visto Putin sdoganare le PMC durante un discorso alla Duma. (1)
Ma come si era arrivati a quella conclusione?
Molto sinteticamente, dopo il collasso sovietico e l’inizio dell’era delle privatizzazioni selvagge vi era stato da un lato un drammatico aumento della criminalità organizzata causato dall’allentamento del regime poliziesco con conseguente impennata nelle richieste di sicurezza alternativa a quella statuale e dall’altro lato il comparire sul mercato legale ed illegale di un esorbitante surplus di manodopera militare, di mezzi e di armi prodotto dalla drastica riduzione delle forze armate russe.
Il combinato di questi due fattori aveva favorito il diffondersi delle prime società di sicurezza private formate da ex-militari o poliziotti congedati, di alcune milizie etniche di autodifesa (come nel Caucaso e nelle terre cosacche), di compagnie paramilitari aziendali come la Lukom-A della società petrolifera Lukoil. Addirittura vi erano stati interi reparti militari congedati, che mantenendo la loro coesione, si erano riciclati in contractors (ad esempio la compagnia Alpha Group derivata direttamente dalla Specgruppa A dell’FSB), così come gangs criminali autolegalizzate, attive nella zona grigia tra protezione mafiosa e sicurezza privata.
Col tempo erano emerse realtà più strutturate come il Centro Antiterror, formato nel 2003 sotto l’egida dell’Unione Nazionale Paracadutisti, che otterrà anche contratti all’estero contendendosi il mercato con le PMC occidentali. Antiterror sarà più tardi prodromico alla nascita di Wagner.
Negli anni 10 si era dunque creato in Russia un mercato molto dinamico e deregolamentato della sicurezza privata, variegato a vari livelli: dalle società di bodyguards (PPS), a quelle di guardianaggio pubblico e polizia privata, (PSF), alle PMC. Tali differenze si riflettevano sullo status legale delle stesse compagnie. Così, se le prime due erano regolamentate da una legge del 1992, le PMC furono lasciate nel limbo.
Su di esse si accese ad un certo punto l’interesse della politica. Erano i tempi in cui, alla fine dei ’90, era in elaborazione la Dottrina Primakov e nei think-tank di Mosca e San Pietroburgo cominciava ad essere teorizzato il concetto di Russkiy Mir: in pratica i fondamenti dell’ideologia putinista sviluppati a partire dal suo terzo mandato (2012-18), compresa la cosiddetta Dottrina Gerasimov, enunciata nel 2013 e che definiva concetto e princìpi della “guerra ibrida”, nei quali le PMC si adattavano a perfezione.
Sono diverse le ragioni che hanno portato il regime di Putin a servirsi ampiamente delle PMC mantenendole nel loro limbo costituzionale. Di queste ce ne interessa una in particolare: la possibilità, da parte del Cremlino, di utilizzarle come proxy senza apparire pubblicamente sulla scena, ma anzi garantendo al regime una plausible deniability, oltre al vantaggio di non dover contare le bare di rientro: caratteristiche che hanno rese.le PMC assolutamente idonee a scenari come Crimea e Donbas, nonché funzionali alla narrativa russa della negazione di ogni paternità o legame con “omini verdi” e milizie volontarie.
Lo strumento si saldava dunque con efficacia alla dottrina e la Siria, dove dal 2013 era apparso lo Slavonic Corpus ovvero un altro dei precursori di Wagner, ne avrebbe data ulteriore dimostrazione. Non passarono quindi alcuni tentativi della Duma di regolarizzarle, anche a causa del dissidio interno tra FSB, maggiormente diffidente verso le PMC ed il GRU che invece tendeva a considerarle quasi una propria estensione clandestina e quindi ad apprezzarne la duttilità di entità non riconducibile agli apparati ufficiali: posizione in parte condivisa dal MoD, per il quale una legalizzazione delle PMC le avrebbe portate a competere per una fetta del bilancio federale.
La situazione, quindi, rimase in stallo, con le PMC che continuarono ad essere utilizzate come entità semiclandestine della politica estera del regime.
3. Cooptazione
Abbiamo accennato alla propensione del GRU a considerare le PMC come proprie estensioni operative: impostazione che derivava dalla doppia natura stessa del GRU, parte agenzia di intelligence e parte corpo militare addetto a compiti speciali e clandestini, ovvero un identikit compatibile con quello delle PMC, a loro volta adatte a ruoli di bassa visibilità o non precisamente attribuibili, quali Destabilizzazione & Sovversione in scenari non-convenzionali.
Oltre a ciò nella fase successiva al collasso dell’URSS vi era stato un grave ridimensionamento nei numeri e nelle capacità dei reparti Spetsnaz GRU con migrazione di molti operatori nel comparto della sicurezza privata.
Tutto questo aveva in qualche modo portato il GRU a vedere nelle PMC una specie di “foto di famiglia”, nonché un possibile ambito nel quale ritornare ad esercitare influenza, soprattutto in una fase in cui lo stesso ruolo dell’agenzia appariva in discussione per via di una controversa riforma del 2009 firmata dall’allora CSM Nikolai Makarov, che aveva sottratto le brigate Spetsnaz dal controllo del GRU, attribuendole direttamente allo Stato Maggiore generale: scelta accentratrice dettata da ragioni di bilancio, interpretata però dal GRU come ingiustamente punitiva dei problemi incontrati in Georgia nel 2008 e che aveva quindi prodotto malumori all’interno dell’agenzia.
La riforma Makarov sarà poi ribaltata nel 2016 dal nuovo CSM Valery Gerasimov. Nel frattempo però l’agenzia, al cui comando era subentrato dal 2011 il generale Igor Sergun, si era preposta l’obiettivo di recuperare crediti politici, approfittando del cambio al vertice del CSM ed assecondando la linea di Putin di massimo attrito nei confronti dell’Occidente, che come già detto, lo aveva portato a “benedire” le PMC nel 2012, pochi giorni prima dell’inizio del suo terzo mandato.
Da qui la scelta di Sergun di proporre il GRU per uno spettro di missioni paramilitari politicamente promettenti, in cui le PMC sembravano essere il cavallo vincente di un nuovo modo ibrido di concepire il conflitto, nonché parte di un meccanismo più ampio che si era appena messo in moto. (2)
Nello stesso 2012 infatti, su impulso di Gerasimov subentrato a Makarov, era stato attivato a Senezh, presso Mosca, un comando forze speciali del GRU: progetto che riconsegnava all’agenzia una sua centralità nella gestione delle operazioni speciali. Un anno più tardi, nel 2013, al comando di Senezh si aggiunse il braccio operativo, nella forma di un reparto SSO Tier 1 (si veda Parte 1), appositamente costituito con capacità di condurre operazioni speciali e clandestine, nonché di relazionarsi con le PMC negli scenari non convenzionali previsti dai princìpi della guerra ibrida appena teorizzata (2013) dallo stesso Gerasimov: capacità che verranno entrambe dimostrate nel 2014 in Crimea. (3)
Ecco dunque la quadratura, la relazione dottrinale e tattica che a partire dal 2013 si era andata stabilendo tra GRU e PMC e più in particolare con il Gruppo Wagner, da poco costituito per derivazione dai propri precursori.
4. Origini
La PMC Wagner fece il suo debutto operativo nell’estate 2014 in Donbas, elemento tra gli elementi del dispositivo insurrezionalistico messo in piedi da Mosca.
In realtà le sue tracce sono antecedenti, ma per ritrovarle occorre risalire addirittura al 2003, quando l’associazione reducistica Unione Nazionale Paracadutisti russi istituì a Orel un compound addestrativo privato denominato Centro Antiterror al fine di entrare nel business della security. L’iniziativa ebbe successo con l’acquisizione di contratti di protezione con aziende del settore petrolifero.
Attorno al 2006 da una scissione di Antiterror sorsero alcune compagnie indipendenti tra cui il Moran Security Group, formalmente registrato nel 2010, con specializzazione navale nonché l’area africana e preferenza di reclutamenti verso ex-GRU, Spetsnaz, parà e fanteria navale.
Nel 2013, dopo avere ottenuto un contratto di security (PSF) in Siria ma ben due anni prima del formale intervento russo, Moran ricevette da Assad la richiesta di supportare attivamente le unità lealiste siriane nella riconquista dell’area petrolifera di Deir el Zoar sull’Eufrate: incarico che però fuoriusciva dai limiti PSF e sfociava nei ruoli PMC non previsti dalla legge russa.
Per aggirare il problema il management di Moran decise di utilizzare una compagnia sussidiaria registrata ad Hong Kong nel gennaio 2012 e denominata Slavonic Corpus, che a sua volta provvide ad inviare in Siria circa 250 uomini tra cui Dmitry, Utkin futuro leader di Wagner.
La missione, iniziata nel settembre 2013 con scarsi mezzi, non ebbe successo ed al loro rientro in Russia in novembre, i comandanti di Slavonic Corpus furono arrestati dall’FSB per violazione della legge sul mercenariato.
A pagare con il carcere però, furono solo i due leader: il resto del comando, compreso Utkin non venne perseguito. (4)
È in questa fase, tra il 2013 ed il 2014 che Wagner PMC fa la sua comparsa, condensata attorno ai reduci dello Slavonic.
Non è chiaro come ne sia avvenuta la transizione né come Prigozhin si sia inserito nel business. L’ipotesi è che abbia accettato di fare da schermo agli obiettivi politico-militari del Cremlino in cambio di favori economici, in particolare una quota del petrolio siriano oltre all’autorizzazione ad acquisire dai governi licenze di sfruttamento minerario, come riferito dal gruppo investigativo Informnapalm, cui si aggoungeva l’intera logistica di Wagner (armi, mezzi e munizioni) posta a carico del MoD attraverso la società di stato Oboronservis (poi coinvolta in un clamoroso scandalo).
Ciò che invece appare certo è la ricomparsa di Utkin come leader militare della nuova PMC, che prese sede a Molkino vicino Krasnodar, non a caso presso la base della 10a brigata Spetsnaz del GRU.
Non vi è quindi alcun dubbio che fin dall’inizio tra GRU e Wagner vi fosse una stretta connessione; anzi, è plausibile che sia stata proprio l’agenzia a togliere dai guai Utkin ed il resto del comando Slavonic in cambio dei servigi come nuova PMC-ombra.
Lo stesso Utkin infatti, prima di passare con Moran aveva servito nella 2a brigata Spetsnaz del GRU di Pskov ed è quindi pressoché certo che avesse mantenuto i contatti con l’ambiente di provenienza.
Dunque Wagner come proiezione operativa occulta del GRU con il benestare del Cremlino: quindi funzionale agli obiettivi strategici di Putin, alle ambizioni militari del GRU ed alle mire economico-politiche si Prigozhin. Era giunto quindi il momento di passare dalla teoria alla pratica.
5. Quadratura del cerchio
L’esordio di Wagner nel Donbas avvenne nell’estate 2014, anche se vi sarebbero tracce di una partecipazione di alcuni elementi ai fatti di Crimea del febbraio/marzo precedente, dove i reparti SSO del GRU ebbero un ruolo di primo piano collegandosi con le milizie cosacche fatte affluire da Krasnodar.
A quell’epoca Wagner non esisteva ancora come PMC ed è quindi plausibile che alcuni dei suoi futuri membri abbiano preso parte alle operazioni in Crimea a titolo individuale per “fare esperienza” di guerra non-convenzionale.
Relativamente al Donbas, Wagner comparve nel maggio 2014 con due gruppi tattici aziendali denomnati “Moon” e “Step” che da Rostov furono infiltrati a Toljatti nel Lugansk: si trattava di nuclei formati quasi esclusivamente da ex Spetsnaz del GRU, cui si aggiunse ben presto la milizia Karpaty formata da ucraini filorussi.
Complessivamente in questa fase Wagner contava meno di 250 uomini oltre a circa 140 della Karpaty.
Tale complesso era collegato con il dispositivo GRU in Donbas di cui abbiamo parlato nella Parte 1.
Si realizzava quindi sul campo, in maniera più ampia e completa rispetto alla Crimea, il progetto di integrazione tattica tra componente irregolare (milizia volontaria), PMC e componente regolare (Spetsnaz GRU) che era alla base della teorizzata guerra ibrida di Gerasimov.
Pur nella parzialità dei risultati (eccellenti in Crimea e mediocri nel Donbas) Gerasimov poteva ritenersi soddisfatto: ed infatti, come affermato dagli analisti Åse Gilje Østensen e Tor Bukkvoll del think-tank norvegese CMI “il coinvolgimento attivo del GRU nello sviluppo di Wagner era perfettamente in linea con i cambiamenti dello spettro di missione del GRU promossi dal generale Igor Sergun”. (5)
Pareva la perfetta quadratura del cerchio
6. Rottura del cerchio
Le vicende della Wagner nel Donbas ed il suo configurarsi più come una struttura di gestione e coordinamento milizie che come una vera e propria PMC le ritroveremo in un prossimo articolo, configurato come parte 2 del progetto “Omini Verdi”, di cui la prima parte è leggibile qui.
Nel presente paragrafo continueremo invece a seguire la parabola, questa volta discendente, della Wagner nel suo rapporto con il GRU, ovvero l’ultima evoluzione avvenuta dopo la ribellione di Prigozhin.
Ciò che accadde nelle convulse giornate del 23 e 24 giugno 2023 è ancora piuttosto confuso così come le ragioni che portarono Prigozhin alla decisione di marciare su Mosca con la Wagner.
Comincia però a delinearsi ciò che successe in seguito ed in particolare dopo la di lui morte e quella di Utkin nel crash aereo di Kuzhenkino del 23 agosto successivo.
Per meglio capire gli eventi dell’autunno/inverno 2023/24 occorre riepilogare il rapporto che per quasi 10 anni, dal 2014 al 2023 ha unito il regime di Putin a Prigozhin attraverso l’anello di congiunzione del MoD: ovvero il patto a convenienza reciproca di utilizzare la Wagner come arma segreta spendibile nella guerra ibrida del Cremlino in cambio della libertà lasciata a Prigozhin di condurre i propri lucrosi affari nelle aree controllate da Wagner (petrolio in Siria, oro in Sudan, uranio nel Mali ecc). Non solo, tra il 2014 ed il 2023 Prigozhin ottenne contratti dal regime russo pari a circa 10mld USD, di cui 1,3mld solo nel 2022, oltre al valore di armi e munizioni consegnati a Wagner dal MoD.
Quale misura di sicurezza a Prigozhin era stato imposto dal MoD il guinzaglio del GRU il quale a sua volta, come abbiamo visto, perseguiva attraverso Wagner i propri obiettivi.
Il sistema parve funzionare fino a dopo la presa di Popasna (maggio 2022) per poi degenerare nella primavera 2023 durante le ultime fasi della battaglia di Bakhmut, quando Prigozhin diresse una serie di violenti attacchi mediatici contro Shoigu e Gerasimov, accusati di non supportare adeguatamente Wagner, costretta quindi a subire perdite elevate
L’equilibrio si era rotto.
In realtà le cose non erano andate così liscie.
Da tempo infatti il GRU aveva a disposizione una alternativa a Wagner attraverso un cosiddetto “sistema Redut”, vale a dire uno schema di reclutamento contractors imperniato attorno ad una società Redut, da più parti identificata nella Redut Security di Mosca che fin dal 2008 aveva operato nel comparto sicurezza come PSF, fornendo soprattutto servizi di protezione: cosa che peraltro l’aveva portata a confliggere in Siria con Wagner. Tale società aveva come titolari Yevgeny Sidorov e Konstantin Mirzayants ambedue ex-contractors, messisi in affari per conto dell’oligarca Gennady Timchenko, sodale di Putin.
Non vi è però conferma che la Redut afferente al GRU sia davvero la Redut-Security in quanto nei registri della Camera di Commercio russa sono circa una trentina le compagnie con analoga ragione sociale, né d’altra parte vi sarebbero riferimenti societari a parte il mero titolo, nei documenti d’arruolamento firmati dai contractors. Non si può pertanto escludere che il nome Redut sia stato appositamente scelto dal GRU al fine di confonderlo con quello di una società già esistente ma estranea alla faccenda.
Altresì, secondo un rapporto congiunto The Insider, Der Spiegel e Bellingcat datato maggio 2023, l’idea di creare Redut sarebbe stata del vice-comandante del GRU, generale Vladimir Alexeyev, che a suo tempo (2014) era stato uno dei fondatori di Wagner. La fondazione di Redut sarebbe quindi avvenuta tra l’agosto e l’autunno 2021
Sia come sia, nella seconda metà del 2021, durante i preparativi per l’invasione dell’Ucraina, i reclutamenti Redut furono intensificati, al punto da sottrarre personale anche a Wagner.
Attratti da proposte allettanti (6), i contractors venivano formalmente presi in carico da Redut, salvo dipendere in tutto e per tutto, stipendi compresi, dal GRU ovvero dal MoD. Dopo la firma del contratto (3/6 mesi) i volontari venivano smistati tra i vari reparti combattenti afferenti alla Redut, una ventina dei quali mobilitati all’inizio dell’invasione.
La gestione tattica dei reparti Redut rimaneva totalmente nelle mani del GRU che li affidava sul campo alle proprie unità regolari Spetsnaz oppure ad altri reparti su cui aveva giurisdizione: in particolare se ne conoscono alcuni associati alla 16a Brigata Spetsnaz di Tambov, con un ulteriore reparto assegnato invece alla Unità 35555 del GRU di Rostov, di cui abbiamo accennato qui.
Lo schema Redut venne quindi utilizzato in parallelo a Wagner dal febbraio 2022 al maggio 2023, ma con risultati decisamente peggiori e con perdite comunque elevate, che non risparmiarono le brigate Spetsnaz, diverse delle quali furono letteralmente decimate.
Ciò nonostante Redut venne scelta per subentrare a Prigozhin dopo l’ammutinamento del 24 giugno, una volta pianificato lo smantellamento di Wagner e la liquidazione del suo oramai incontrollabile fondatore.
Secondo gli analisti di RUSI infatti, alla fine di giugno era stato deciso al Cremlino che il conglomerato di imprese commerciali di Prigozhin venisse assegnato all’FSB; che il comparto comunicazioni e web passasse allo SVR e che la componente militare con Wagner finisse sotto il controllo del GRU
A sua volta il GRU doveva spezzare Wagner in due: una parte del personale avrebbe dovuto firmare un nuovo contratto con altre PMC, in particolare del giro Redut e queste a loro volta siglare un impegno formale con il MoD, che ne avrebbe assunto il pieno controllo.
Subito dopo, nel tardo autunno 2023, l’insieme delle varie PMC subordinate al MoD e da utilizzarsi in Ucraina, avrebbe dovuto essere organizzato in un cosiddetto Corpo Volontario Russo posto agli ordini di Vladimir Alexeyev vice-direttore del GRU, che ne avrebbe quindi assunto il comando tattico nonché la gestione amministrativa. Dopodiché, secondo notizie non confermate, nel gennaio 2024 Alekseyev sarebbe stato rimosso dal suo incarico.
Il rimanente personale Wagner, ovvero quello non disposto a combattere in Ucraina, sarebbe stato invece libero di confluire in altre PMC, quali ad esempio Convoy, a loro volta inquadrate in un Corpo di Spedizione da utilizzarsi però in Africa o in altre aree; al comando di questo corpo venne posto il generale Andrei Averyanov, comandante dell’Unità 29155 del GRU, ovvero 161° Servizio Attività Speciali, di cui abbiamo parlato qui.
Averyanov è l’uomo delle missioni sporche del GRU, tra cui il tentato omicidio di Sergei Skripal ed i mancati golpe in Montenegro e Moldova: plausibile quindi che ci sia la sua mano anche dietro il crash dell’aereo di Progozhin, rientrato precipitosamente a Mosca dall’Africa pare per salvare Wagner dallo smantellamento.
7. Conclusioni
Nata come emanazione del GRU Wagner avrebbe dovuto rimanere un tool della cassetta attrezzi GRU, dipendente esclusivamente dalle esigenze e finanziamenti (certamente remunerativi) del Cremlino e quindi priva di progetto e di personalità individuali.
In realtà, pur non configurandosi come una vera e propria PMC, Wagner avrebbe assunto col tempo una propria identità specifica. Come affermato nel Rapporto RUSI, “le numerose operazioni fuori area crearono un ecosistema di truppe allenate a lavorare assieme su molteplici scenari, al punto che si venne a formare una specie di identità aziendale”, dotata di proprio ruolo, capacità e per certi versi anche popolarità nell’opinione pubblica russa. Tutte caratteristiche che Prigozhin aveva probabilmente cercato di rivendicare nel suo ultimo meeting a Mosca, in un estremo tentativo di impedire ai suoi masters of puppets di recidere quei fili che ancora lo sostenevano.
Note
(1) Secondo Putin le PMC hanno la “potenzialita di diventare un importante strumento di politica estera senza la partecipazione diretta dello Stato”.
(2) Nel 2012 era stato stipulato anche il patto d’acciaio tra Putin ed il Patriarca Kiryll, che in cambio della sua fedeltà al regime garantiva a quest’ultimo la primazia sulle confessioni di Russia oltre ad importanti vantaggi politici ed economici alla chiesa ortodossa.
(3) Secondo l’Enciclopedia militare russa, glossario ufficiale del MOD le SSO sono in grado di svolgere compiti di “ricognizione, sabotaggio, sovversione, antiterrorismo, controsabotaggio, controspionaggio, guerriglia, azioni antipartigiane e altre azioni”.
(4) Utkin e gli altri furono rilasciati dopo aver firmato con l’FSB un impegno di riservatezza. I due Leaders, Evgeny Sidorov e Vadim Gusev e furono condannati a tre anni, ma perdonati e liberati nel gennaio 2015.
(5) Si veda Åse Gilje Østensen e Tor Bukkvoll, Russian Use of Private Military and Security Companies – the implications for European and Norwegian Security. Norwegian Defence Research Establishment (FFI), 2018.
(6) Tra i vantaggi dichiarati, la possibilità di nascondere i guadagni al fisco e ad eventuali creditori o tribunali, evitando sequestro, pignoramenti e obblighi vari.
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