Negli ultimi due giorni, in Georgia si è assistito ad un’impennata degli eventi, con il Partito al potere, Sogno Georgiano, che ha intensificato le sue azioni repressive. Centinaia di attivisti, rappresentanti di ONG, giornalisti e le loro famiglie hanno segnalato di avere ricevuto chiamate da numeri di cellulare stranieri, caratterizzate da insulti e minacce. L’operazione sembrerebbe essere parte di una campagna intimidatoria coordinata.
La situazione risulta aggravata anche da un aumento di aggressioni fisiche contro rappresentanti di ONG, media e insegnanti, sia per strada che nelle proprie abitazioni, con aggressori identificati come titushky. Quella dei titushky è tattica, già utilizzata durante l’Euromaidan ucraino, consiste nel reclutare provocatori non identificati per incitare alla violenza al fine di giustificare l’arresto dei manifestanti oppure intimidire chiunque organizzi o intenda partecipare alle manifestazioni.
Intanto, il presidente del Parlamento Shalva Papuashvili ha anticipato l’adozione di leggi simili a quelle russe sugli agenti stranieri, implementando già un database per identificare e schedare individui considerati “indesiderabili”. La creazione di questa lista nera dei nemici è stata annunciata dal Partito Sogno Georgiano, seguita dall’emergere di canali Telegram che diffondono informazioni personali, come indirizzi e numeri di telefono dei rappresentanti di ONG, media, attivisti e perfino politici, evidenziando la portata della repressione che ora si estende fino alle porte delle case degli oppositori del governo.
L’annuncio di Papuashvili è stato criticato dall’opposizione. Roman Gotsiridze, il presidente degli Euro Optimists, ha affermato che il database ha “un solo scopo: avviare la repressione in modo che il Sogno georgiano possa mantenere il potere”.
Si tratterebbe dunque di un database di indesiderabili del tipo di quelli esistenti in era sovietica, la cui creazione si muove di pari passo con una campagna di demonizzazione delle proteste in atto definendole frutto di agitatori radicali al soldo di potenze straniere.
Papuashvili ha affermato che la polizia si era “frenata” malgrado le immagini mostrino cariche, uso di spray al peperoncino, gas lacrimogeni, cannoni ad acqua, proiettili di gomma e aggressioni di manifestanti, anche quelli che si stavano allontanando dalle zone interessate. In risposta alla circolazione di immagini della repressione alle manifestazioni, il Ministero dell’Interno ha pubblicato a sua volta un collage che mostra la brutalità della polizia in Europa e negli Stati Uniti.
Secondo OC Media, l’annuncio di Papuashvili è arrivato in concomitanza di una serie di atti intimidatori. Decine di attivisti, personaggi pubblici e politici dell’opposizione hanno riferito di avere ricevuto telefonate intimidatorie da utenti che chiamavano dall’Ucraina, dal Sudafrica, dal Marocco, dalla Norvegia e da altri paesi. Nelle chiamate, veniva loro intimato di sospendere le proteste contro la legge sugli “agenti stranieri”. In alcuni casi, sono stati minacciati anche i familiari dell’opposizione.
La legge sugli agenti stranieri etichetterebbe qualsiasi associazione culturale o civile o organizzazione mediatica che abbia ricevuto almeno il 20% dei suoi finanziamenti al di fuori della Georgia come un’organizzazione che svolge gli interessi di una potenza straniera. Tali organizzazioni sarebbero soggette a “monitoraggio” da parte del Ministero della Giustizia. Ma che questa legge miri ad instaurare un regime di ferreo controllo dei media e delle ONG lo dimostrano le azioni stesse di questi giorni in cui il governo ha deciso di muoversi utilizzando strategie che con lo stato di diritto hanno poco o niente a che vedere.
Negli ultimissimi giorni sono apparsi manifesti affissi alle finestre dell’Eastern European Centre for Multiparty Democracy (EECMD) accusando i membri dell’organizzazione di essere dei “traditori” e “schiavi del denaro straniero”.
Anche Zaza Abashidze, redattore capo della piattaforma indipendente “Realpolitika” e co-fondatore di Governance (GMC) e di una ONG che combatte la corruzione, ha visto manifesti che lo denunciano come “agente straniero” affissi sui muri della città. Ha twittato: “Come molti miei colleghi, anche i miei manifesti sono stati «esposti» nelle strade di Tbilisi come traditore della patria. Lo hanno fatto anche davanti a casa di mia mamma. Ad essere onesti, non so nemmeno come descriverlo.”
Dimitri Chikovani, consigliere comunale e capo delle pubbliche relazioni per il Movimento di Unità Nazionale (UNMGeorgia) è stato aggredito vicino casa.
L’attacco a Chikovani sarebbe stato orchestrato dall’emittente televisiva PosTV diretta da Shalva Ramishvili, un uomo vicino all’oligarca Ivanishvili e al partito Sogno Georgiano, sostenitore della legge sugli “agenti stranieri” che descrive il proprio canale come difensore della patria, della religione e dei valori familiari (insomma, Dio, patria e famiglia). Secondo i resoconti, PosTV avrebbe chiamato la polizia, sostenendo che Dimitri Chikovani aveva rapito una donna. La polizia, accompagnata dalla troupe di PosTV ha fatto irruzione nella casa del consigliere comunale, che non avendo concesso l’accesso agli operatori dell’emittente, è stato arrestato per “ostruzione dell’attività giornalistica” non essendoci nella sua casa alcuna vittima di rapimento. In breve, un episodio distopico a metà strada tra “1984” e “Black Mirror”.
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Ho una domanda: cosa stanno facendo i leaders UE in proposito?? Classica azione di “spallucce con annesso guardar altrove” o qualcosa di concreto??
Non pervenuti.