È una mattina del 9 marzo del 2017 quando un uomo viene visto entrare nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Il fatto in sé non sembrerebbe degno di nota, non fosse che il contesto fa di quell’inquadratura uno scoop. Ad osservare la scena è un passante, Ian Stubbings. A sorprenderlo è il fatto che davanti all’ambasciata non ci sia nessun fotografo o troupe televisiva nonostante l’uomo che sta entrando nell’ambasciata sia Nigel Farage che ha appena portato il Regno Unito fuori dall’Europa, mentre quello all’interno dell’ambasciata è Julian Assange, che con i sui WikiLeaks ha favorito l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
Stubbings twitta: “Vero scoop: ho appena visto Nigel Farage entrare nell’ambasciata ecuadoriana”. Il tweet viene letto da un giornalista di BuzzFeed che si reca con una troupe all’ambasciata immortalando Farage all’uscita.
Cosa ci facevano insieme i protagonisti dei due principali avvenimenti del 2016?
I due non sembravano avere nulla in comune: il primo, paladino dell’Europa xenofoba e sovranista; il secondo, eroe dell’antiamericanismo della sinistra. In realtà, cosa avessero in comune queste fazioni apparentemente antitetiche ce lo avevamo davanti agli occhi in Italia con il governo gialloverde: quel rossobrunismo che pareva il capolavoro elettorale di Putin. Ecco infatti cosa avevano in comune Lega e M5S: l’amore smisurato per l’ex KGB che imperava il Cremlino.
Anche quello accomunava Assange e Farage, infatti lavoravano entrambi per il canale governativo Russia Today, organo di propaganda russo che sarebbe poi stato messo fuorilegge dal governo britannico dopo l’invasione dell’Ucraina.
Assange aveva cominciato a lavorare per Russia Today nel 2012 quando aveva accettato di condurre il programma “The World Tomorrow”: 12 interviste, la cui prima al segretario nazionale di Hezbollah Sayyid Hassan Nasrallah. D’altra parte, per Mosca, non esisteva migliore strumento di propaganda di un anti-occidentalista occidentale, perseguitato dall’occidente. Il testimonial di Assange era un capolavoro di comunicazione sul quale i russi si erano lanciati come avvoltoi. Va da sé che le interviste erano tutte mirate a mettere in pessima luce gli Stati Uniti: un orgasmo per veterocomunisti e giovani no-global.
Quanto a Farage, a lui Russia Today offre uno show nel settembre del 2016. Tra i primi ad annunciarlo sono proprio i media russi. D’altra parte, le simpatie di Farage per Putin sono palesemente dichiarate da anni. Nel Parlamento europeo, ha votato sistematicamente a favore degli interessi russi. Per lui, l’annessione della Crimea è stata una giusta risposta a Bruxelles, il suo nemico giurato. Come era avvenuto con “The World Tomorrow” di Julian Assange, anche i programmi di Farage su Russia Today (in tutto 17) sono l’occasione per promuovere sentimenti fortemente anti UE e anti USA.
La rivelazione dell’incontro tra Assange e Farange mette in moto la giornalista investigativa Carole Cadwalladr che nel tentativo di comprendere come i social media avessero influito sull’esito del referendum della Brexit, apre un vaso di Pandora sulle elezioni USA. I finanziatori infatti sono gli stessi. Secondo la Cadwalladr, il miliardario proprietario di hedge fund, Robert Mercer, ha finanziato la campagna di Trump e la sua società, Cambridge Analytica, ha donato anche servizi a Leave.EU. Poi c’è Arron Banks, il miliardario fondatore di Leave.EU dietro anche alla campagna di Trump.
Due anni dopo la visita di Farage ad Assange, il 15 aprile del 2019 la Cadwalladr sale sul palco dei TED di Vancouver con l’intervento dal titolo: Il ruolo di Facebook nella Brexit — e le minacce alla democrazia. A quel punto ha già pubblicato una lunga indagine che ha fatto esplodere lo scandalo di Cambridge Analytica, la compagnia implicata nell’utilizzo di dati personali nella campagna elettorale di Trump nel 2016 e anche collegata alla Brexit. L’indagine le ha fruttato la candidatura al premio Pulitzer. Le sue rivelazioni hanno inoltre permesso l’avvio di commissioni d’inchiesta sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. È su quel palco che dice:
“E non entro neppure nella discussione sulle menzogne che Arron Banks ha detto a proposito dei suoi rapporti segreti con il governo russo. O la bizzarra tempestività degli incontri di Nigel Farage con Julian Assange e il sodalizio di Trump con Roger Stone, ora incriminato, subito prima delle due massicce uscite d’informazioni riservate da parte di WikiLeaks, entrambe favorevoli a Donald Trump. Ma quello che posso dirvi è che Brexit e l’elezione di Trump sono strettamente legati. Ci sono dietro le stesse persone, le stesse aziende, gli stessi dati, le stesse tecniche, lo stesso utilizzo dell’odio e della paura.”
Successivamente, in un tweet, la Cadwalladr scrive qualcosa mettendo in ballo l’Italia:
“Aggiungerei anche che Arron Banks & co sono andati in Italia 2 anni fa per imparare le tecniche digitali dall’estrema destra. Lo sappiamo…”
Sono affermazioni pesanti. Nella sua indagine, la Cadwalladr ha rilevato precisi collegamenti tra la campagna elettorale di Trump, Roger Stone, Julian Assange, Nigel Farage e il gruppo pro-Brexit Leave.EU, inoltre implica anche pesantemente Banks, per le sue connessioni con l’estrema destra italiana e con il Cremlino. Quell’indagine aveva portato anche a multe salate contro Facebook e Mark Zuckerberg, costretto a testimoniare davanti al Congresso USA.
Banks intenta una causa di diffamazione contro la Cadwalladr ma nel 2022 la corte dà ragione alla giornalista in quanto le connessioni di Banks con il Cremlino sono documentate. Un anno dopo però Banks si aggiudica l’appello. Se le connessioni tra Bank e la Russia sono innegabili, il passaggio di denaro tra Cremlino e Banks non è dimostrato.
Per noi però la cosa è irrilevante. La guerra ibrida non necessita di passaggi diretti di denaro e le connessioni tra Banks e la Russia nel 2018, erano già state oggetto di un’interrogazione ai Commons.
Torniamo allora a quell’incontro tra Farage e Assage nel marzo 2017. David Golumbia, professore associato alla Virginia Commonwealth University negli Stati Uniti che ha studiato WikiLeaks, lo descrive come “il momento in cui le linee diventano improvvisamente visibili.“
Solo un mese dopo la visita di Farage ad Assange, Roger Stone (che successivamente sarà condannato per interferenze elettorali a favore di Trump nel 2016, solo per poi essere graziato dallo stesso Trump e diventare uno dei promotori della campagna “Stop the Steal” all’alba dell’assalto a Capitol Hill) racconta a un giornalista della CBS di una sua “comunicazione clandestina con Assange” tramite un comune amico che viaggia tra Stati Uniti e Londra. Nega però che si tratti di Nigel Farage.
D’altra parte non esistono prove che Farage avesse visitato Assange un anno prima, ai tempi dei WikiLeaks con le e-mail della Clinton.
Restiamo allora ai fatti e prendiamo quella visita di Farage solo illuminante dal punto di vista delle connessioni.
Sappiamo che Arron Banks e Nigel Farage sono i primi a recarsi alla Trump Tower per congratularsi con Trump dopo la sua elezione. Con loro c’e Andy Wigmore (un altro protagonista di Leave.Uk). Banks e Trump hanno molto in comune, compreso il fatto di avere entrambi mogli russe e in generale legami con la Russia. Questi due uomini, in fondo, connettono tutto: Elezioni USA del 2016, Brexit e Mosca. Roger Stone poi, che lavora con Trump, ammette di avere una linea clandestina di comunicazione con Julian Assange.
Comunque, qualche giorno dopo il meeting al Trump Tower, la CNN, ottiene alcune e-mail da cui emerge che, al ritorno da New York, Wigmore e Banks hanno incontrato l’ambasciatore russo a Londra, Alexander Yakovenko, e che da tempo sono in contatto regolare con lui. Nascono sospetti che possano essere una via “discreta” di comunicazione tra Trump e il Cremlino. I tre torneranno poi di nuovo da Trump in occasione dell’inaugurazione presidenziale, alla fine di gennaio 2017.
Poche settimane dopo, Farage viene visto recarsi da Assange all’ambasciata ecuadoriana.
In conclusione, è innegabile che Julian Assange lavorasse per Russia Today, il canale controllato dal Cremlino. I programmi esistono e sono accessibili a tutti. Non c’era nulla d’illegale. Ma quella relazione così stretta con Mosca, già dal 2012, fa nascere almeno qualche lecito dubbio sulla provenienza dei cablogrammi ricevuti da Assange a partire almeno da quegli anni. Non occorre molto per capire che, per un ex KGB come Putin, il creatore di WikiLeaks era l’asset (forse inconsapevole) perfetto. Il giovane idealista è talmente convinto che attaccando gli USA stia agendo per il bene dell’umanità da essere disinteressato in merito alla provenienza delle informazioni che riceve. Il dubbio non è se i leaks arrivassero direttamente dai russi o meno, piuttosto se Assange fosse consapevole o no di essere un asset di Mosca. Per Putin, Assange era il perfetto testimonial in grado – con WikiLeaks – di scatenare l’indignazione globale contro i propri nemici.
WikiLeaks, creato con le migliori intenzioni, giunti al 2016 faceva gola a tutti, soprattutto ad attori che avevano interessi comuni (in particolare quello di indebolire la UE) e che si frequentavano abitualmente: il team di Trump, quello pro-Brexit e i russi.
Qualcuno dunque aveva passato i cablo con le email di Hillary Clinton a Julian Assange. È poi importante sapere chi? No. La questione non è mai stata se lui avesse ricevuto i cablo direttamente da Mosca o meno, perché si sa che le e-mail della Clinton erano state sottratte dagli hacker russi, dunque, qualunque tappa intermedia avessero fatto, erano partite dal Cremlino per arrivare ad Assange con uno scopo preciso. È qui (nella più innocentista delle ipotesi) che Assange cade nel tranello: nel non comprendere la differenza tra la (lecita) diffusione di verità scomode senza altro fine che fare informazione, e quello di farsi strumento di chi invece un fine lo aveva: quello di demolire l’Unione europea e di interferire con l’elezione presidenziale negli Stati Uniti per favorire il candidato più vicino agli interessi della Russia.
Leggi anche:
Link di riferimento:
https://www.theguardian.com/politics/2017/apr/23/when-nigel-farage-met-julian-assange
https://www.buzzfeed.com/marieleconte/wait-what?utm_term=.utWP6KqWJV#.kdJO1g28N9
https://en.wikipedia.org/wiki/RT_UK
https://www.reuters.com/article/idUSTRE80P0TY
https://en.wikipedia.org/wiki/World_Tomorrow
https://www.ft.com/content/58359912-ba72-11e3-aeb0-00144feabdc0
https://www.theguardian.com/politics/2014/mar/31/nigel-farage-relationship-russian-media-scrutiny
https://en.wikipedia.org/wiki/Andy_Wigmore
https://www.bbc.com/news/uk-65644475
https://bylinetimes.com/2022/08/25/on-the-frontline-of-exposing-the-truth-about-russia-and-brexit/
https://publications.parliament.uk/pa/cm201719/cmselect/cmcumeds/363/36308.htm
https://www.thedailybeast.com/wikileaks-inside-the-farage-assange-trump-connection
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Si può condividere o meno quello che scrivete. La cosa certa è che siete una ventata d’aria fresca nell’ informazione italiana: una cosa di cui avevamo un gran bisogno.
Grazie.
Articolo interessante. Mi viene in mente una sola domanda: le informazioni fornite da Julian Assange erano vere o false? I video di uccisioni indiscriminate di civili da parte dei militari USA? Le foto nelle carceri Irachene con torture e disumanità da parte, sempre, degli alleati? I cabli riservati con le continue ingerenze degli USA nelle scelte politiche dell’UE e dei singoli paesi? Le sistematiche intercettazioni dei governi sgraditi? Per citarne solo alcuni… Perché credo che ci riguarda tutti sapere cosa fa il “gendarme del mondo” quando nessuno guarda, a che cosa è disposto ad arrivare per raggiungere il proprio obiettivo, calpestando diritti, uccidendo indiscriminatamente, manipolando informazioni, nascondendo atrocità.
Julian Assange ha una ENORME colpa: le sue informazioni hanno tolto quella pattina di “legittimità morale” che permetteva agli USA di decidere senza dare troppa spiegazioni perché tanto era per il bene di tutti. Ora sappiamo che ha sempre interpretato le regole per gli amici, e applicato con severità la legge per i nemici. E che in primis è il suo bene che cerca.
Le rivelazioni di Julian Assange sono state valutate, verificate e pubblicate da numerosi giornalisti in tutto il mondo. Quindi ripeto: se le sue informazioni sono vere, dovremmo darle un premio a questo uomo, ma penso che renderle la libertà sia più che sufficiente, o per lo meno un buon inizio.
Occorre fare delle distinzioni tra i vari tipi di cablo che ha rilasciato:
1. Quelli in cui metteva in evidenza casi di tortura e maltrattamenti
2. Quelli in cui diffondeva i nomi di asset
3. Quelli in cui rivelava località strategiche
4. Quelli in cui diffondeva informazioni riservate che potevano avvantaggiare politicamente o militarmente altri attori.
5. Quelli sensibili alla sicurezza nazionale
Se Assange si fosse fermato al punto 1, meriterebbe ancora oggi l’applauso. Purtroppo (ed è il motivo per cui Domscheit-Berg lasciò WikiLeads) Assange, dopo un buon inizio, scelse di divulgare tutto e dunque i punti 2, 3, 4, 5 che non rientrano nel giornalismo ma sono crimini.
In sostanza, se fai una buona azione ma dopo commetti diversi crimini non piagnucolare poi se ti sbattono in galera e buttano la chiave.
Se consideri che Assange ha effettuato una sistematica selezione sul materiale da pubblicare per poi solo successivamente pubblicare “tout court” previa scrematura del materiale in possesso più che di giornalismo si dovrebbe parlare di agenda politica. Ed è lì la colpa di Assange.
Manca la perdita del referendum in Italia 2016. È la terza punta del triangolo. Un capolavoro di strategia politica nefasta. Nadia Mai
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Cara Alessandra, la domanda posta sulla consapevolezza di Assange, di essere strumento consapevole o “utile idiota” al soldo del Cremlino, apre anche uno scenario sulla sua mancata estradizione. Forse si attendono tempi giusti, come la rielezione di DT?? Dalle informazioni in tuo possesso come vedi la questione?? I miei complimenti per l’articolo ma lo voglio estendere a tutto lo staff di INOLTRE. La lettura dei vostri articoli sta diventando una specie di droga!!!
Grazie da parte di tutti.
Per l’estradizione credo si tratti di tempi burocratici. Decisioni delle corti, appelli, corsi, ricorsi. Francamente a un certo punto mi sono persa. Adesso credo che la decisione finale sia imminente (anche se magari andrà a finire che troveranno il modo di fermarla ancora).