Durante la conferenza stampa di Antony Blinken in Cina è saltato all’occhio di tutti il tono insolitamente duro tenuto dal Segretario di Stato americano.
Blinken ha affermato di aver parlato “più volte” della guerra con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi sottolineando che la Russia avrebbe fatto fatica a sostenere il suo attacco all’Ucraina senza il sostegno della Cina. Ha parlato al governo cinese di “azioni pericolose” nel Mar Cinese Meridionale rilevando che le tensioni nello stretto di Taiwan non sono passate inosservate e chiarito che gli Stati Uniti lavoreranno per allentarle mentre manterranno al tempo stesso saldi anche gli impegni di difesa nei confronti delle Filippine.
Blinken ha riaffermato inoltre il principio della “Cina unica”, come fondamento della politica di Washington per il mantenimento della pace e della sicurezza nell’area. Al giornalista che gli ha chiesto se TikTok sia stata menzionata nelle conversazioni con il presidente Xi, il Segretario di Stato ha risposto di no (scatenando un’ondata di proteste in rete da parte dei fan della piattaforma che si sono espressi in termini di “censura”). In realtà, il non avere sollevato la questione della app cinese con Xi, è da considerarsi una mossa diplomatica da parte di Blinken che mirava al mantenimento del dialogo. Ha infatti sottolineato che gli Stati Uniti e la Cina dovranno continuare a comunicare chiaramente in merito alle reciproche differenze per “ridurre al minimo il rischio di errori di calcolo e incomprensioni”. Malgrado queste affermazioni, poco dopo ha confermato ad una giornalista della BBC che gli Stati Uniti sono al corrente di alcuni tentativi cinesi di “influenzare e probabilmente interferire” con le prossime elezioni presidenziali, nonostante l’impegno del leader Xi Jinping a non farlo.
Alla luce dello smantellamento delle spie in EU attualmente in corso, è evidente che Biden stia stringendo il cappio. L’ultimo di molti arresti è avvenuto in Germania. Si tratta di Guo Jian, assistente del deputato di estrema destra del Parlamento europeo Maximilian Krah, arrestato per spionaggio a favore della Cina. L’uomo aveva ricoperto “ruoli chiave” nei gruppi democratici d’oltremare. Precedentemente, era scattata l’operazione “PaperWall” contro i siti web che influenzano l’opinione pubblica a favore di Pechino dietro una facciata di siti di notizie locali. C’era poi stato anche l’arresto dello studente di Berklee Wu Xiaolei, condannato per cyberstalking e minacce contro uno studente attivista cinese che manifestava per Hong Kong.
Nonostante i proclami altisonanti a cui (per una questione di coesione interna) la leadership cinese non può rinunciare, lo spazio di manovra di Xi è limitato ed è oramai chiaro che tutti i suoi giochi non solo sono stati scoperti ma anche resi pubblici, fatto che mina il suo prestigio internazionale.
Non ci resta ora da fare altro che osservare.
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